PAROLE IN LIBERTA’: Il web e il quarto potere delle… bufale. E’ necessario sviluppare il pensiero critico





Conoscete Orson Welles? Un vero genio del cinema (guardate e riguardate, per favore, “Quarto Potere”), ma anche della comunicazione mediale. È stato tra i primi ad usare tecniche di comunicazione che oggi sono diventate di uso quotidiano, intuendo il potenziale dei mass media. Che, quando iniziò la sua carriera, era essenzialmente uno: la radio. Quanto accadde nel 1938, con l’adattamento radiofonico del romanzo La guerra dei mondi, è passato alla storia del costume e della comunicazione. In breve: Welles mise in scena alla radio un romanzo in cui si parlava di un’invasione della terra da parte di marziani, ma lo adattò al contesto (non in Inghilterra, ma in Usa; non alla fine dell’Ottocento, ma nel 1938), e lo inserì in una trasmissione radiofonica consueta. Che, ad un certo punto, veniva interrotta per una (falsa) edizione straordinaria del giornale radio, in cui si raccontavano le varie fasi dell’invasione aliena. Tutto sembrava vero! E l’effetto non si fece attendere: lo stesso Welles, anni dopo, commentò: «Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; da Nashville a Minneapolis la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci conto… che avevamo sottovalutato l’estensione della vena di follia della nostra America». In effetti, tutti credettero che quella fosse la verità, che i marziani stessero davvero invadendo il mondo: e solo perché lo stava dicendo la radio, lo trasmetteva in diretta il più potente mezzo di comunicazione dell’epoca.

Ripensavo a tutto questo, mentre si sviluppava il dibattito sulle “bufale” del Web. C’è anche chi, in vena di battute clownesche, ha proposto “tribunali del popolo” contro le bugie dei giornali e dei Tg; o anche chi, più seriamente, Authority internazionali. Che il problema esista, nessuno lo mette in dubbio. Chi non ha ricevuto a Natale gli auguri di Papa Francesco che ha detto… quello che non ha mai detto, che non si è mai sognato di dire, e che non potrà mai dire (perché in fondo anticristiano)? Eppure, tutti a condividere e diffondere ovunque, quelle parole. O chi non ha ricevuto qualche messaggio allarmato su WhatsApp a pagamento, o sui propri dati che verrebbero rubati se non si fa una certa dichiarazione? Ok, il problema c’è: anche perché, in mezzo a tanti falsi avvisi, qualche volta capita anche la notizia seria: e come si fa a distinguere? Quando nel 1941 la radio interruppe le sue trasmissioni, e dette la notizia dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, molti alzarono le spalle e pensarono a un altro scherzo di pessimo gusto, “alla Welles”… purtroppo, invece, Pearl Harbor era reale! Dunque, il problema c’è: oggi è anzi molto più grave. Perché se nel 1938 credettero che tutto fosse vero, è anche perché tutto era verosimile: non era vero, ma sembrava vero. Oggi, e in fondo quasi 80 anni non sono passati invano, siamo più furbi, scafati, meno creduloni: o almeno, dovremmo esserlo! Questo è il vero punto nodale: dovremmo essere capaci da soli di capire cos’è e cosa non è una “bufala” (alcune volte si vede subito che si tratta di sciocchezze), ma non lo siamo. Fiducia cieca nella Rete, nel Web, certo, ma anche incapacità a formulare qualsiasi pensiero critico. E questo, mi sembra, è il vero pericolo! Non credo, allora, nelle proposte di repressione delle notizie false, o nei metodi di natura poliziesca: per carità, possono anche essere utili per impedire che passi l’idea che in rete si può dire e fare di tutto, ma non sono sufficienti. Ci vuole, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni, un impegno a sviluppare il pensiero critico, a filtrare quanto si legge e si ascolta alla luce della propria ragione, delle proprie conoscenze, delle proprie convinzioni di fondo. È questo anche il compito della nostra comunità ecclesiale, che sempre più usa i mezzi di comunicazione, anche quelli social (e questo è un bene), ma che rispetto a quest’altro compito – quello della formazione di una coscienza critica, che sappia discernere nel mare magnum delle notizie che circolano in rete, e sui mass media tradizionali – è forse ancora un po’ indietro. Di certo, nei prossimi anni questo diverrà sempre più, anche per la nostra Chiesa, un compito ineludibile.

Pino Natale





Exit mobile version