E bravo, Carletto, bravo e saggio… Per chi non lo sapesse, Carletto è Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli. Che è la mia squadra del cuore, si sa, ma stavolta il calcio non c’entra. Il fatto è che, rispondendo a una domanda sulla possibilità per la sua squadra di vincere lo scudetto, Ancelotti ha affermato che «è un sogno, per fortuna non è un’utopia. I sogni possono essere realizzati, le utopie no». La distinzione è davvero fondamentale. Molto spesso confondiamo i sogni con qualcosa di irrealizzabile, impossibile, fantastico, fumoso, ma non è così. No, quelli non sono i sogni, ma le utopie, che hanno un nome molto significativo: in greco utopia vuol dire infatti “in nessun luogo”. Appunto! E se l’utopia è astratta e non ha un corpo, i sogni invece sono fatti di carne e sangue: sono la meta dinanzi a noi, l’obiettivo concreto da perseguire, il desiderio profondo che ci portiamo dentro, il punto di arrivo a cui tendiamo. È insomma il fine per cui si mettono in campo le opportune strategie, le giuste risorse, i comportamenti idonei a far sì che esso possa realizzarsi. Altre volte ho ricordato questa piccola, ma dimenticata, verità: tutti abbiamo dei sogni che ci spingono ad agire, e ci donano persino il coraggio di osare.
Per intenderci: “I have a dream”, io ho un sogno, disse Martin Luther King, e le masse di afroamericani rialzarono il capo. Gesù stesso aveva il suo sogno personale: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49). E nella sua scia, Papa Francesco ha raccontato il suo, nella Evangelii Gaudium: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione» (n. 27). E a Firenze, ha cercato di coinvolgere tutta la Chiesa italiana in questo suo sogno: «Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà». Innovate con libertà… I sognatori, alla fin fine, non sono persone con la testa tra le nuvole, ma le persone più concrete che possano esserci, capaci però di guardare “al di là” con coraggio. Sognare che la nostra Chiesa di Pozzuoli finalmente realizzi un’autentica sinodalità, che sappia cioè riscoprirsi Chiesa del reciproco ascolto, e dunque unico popolo di Dio in cammino verso il Regno… beh, non è, e non dev’essere, considerata un’utopia, una fantasia irrealizzabile che invece di donarci di guardare alle cose con uno sguardo profetico e coraggioso finisce per schiacciarci e scoraggiarci.
No! Dobbiamo tutti rifiutarci di credere che non sia possibile avviare un processo di conversione delle nostre strutture pastorali, e di tutta la nostra Chiesa, partendo da una sinodalità non solo proclamata a parole, ma effettivamente vissuta nel quotidiano delle nostre comunità. Tutti, ad esempio, siamo chiamati a non accettare che il clericalismo tolga spazio al giusto protagonismo dei laici, o che prevalga ancora la logica del “si è sempre fatto così”, o che le donne vengano confinate in spazi a loro riservati come se fossero pellerossa nelle riserve! Potrei continuare, ma è chiaro, almeno lo spero, che qui non si tratta di contestare, rivendicare, protestare, chiedere ad alta voce e rumorosamente… No, qui si tratta di avere il coraggio di sognare, e di mettere in atto tutto ciò che possiamo perché il sogno si realizzi.
Come passare a un lavoro pastorale “per progetti”, secondo l’indicazione del Documento Finale del Sinodo per i giovani, di cui dicevo il mese scorso. Se è vero che non dobbiamo lasciarci rubare la speranza, e se non ci accontentiamo di uno slogan, occorre allora porre mano all’opera e iniziare a progettare il futuro. Bisogna dare forza al nostro sogno di una Chiesa “senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5,27). Questo è il mio personale augurio per tutti noi, all’inizio di questo 2019: non perdere mai la capacità di sognare, e di operare perché tutto diventi una splendida realtà. Buon Anno a tutti i lettori di Segni dei Tempi.
Pino Natale