Pavimenti romani e un dolium, contenitore in terraccotta di circa 2000 litri, scoperti nel mare di Pozzuoli





Il mare restituisce ancora un segno dell’antica civiltà flegrea sepolta. Stiamo parlando di un dolium di ragguardevoli misure e alcuni piani pavimentali in cotto d’epoca romana, venuti alla luce a seguito di intense mareggiate di quest’inverno, nell’area archeologica sommersa di Pozzuoli.

Individuati a febbraio dal sub professionista Franco Salvatore Ruggiero, i reperti sono stati regolarmente denunciati alle autorità. «Si tratta di un antico dolium di circa 1,5 metro di diametro» – spiega l’istruttore sub di “Meno 100 UnderWater tek ASD”, un’associazione sportiva dilettantistica che opera da anni nel golfo flegreo. «E poco lontano – aggiunge Ruggiero – ho rinvenuto anche alcuni pavimenti in cotto, uno leggermente incurvato a causa di un crollo, anch’essi emersi a causa delle forti correnti che hanno sconvolto il fondale».

Il ritrovamento archeologico è avvenuto nello specchio d’acqua della Ripa Puteolana antistante lo stabilimento ex Sofer, durante un’immersione didattica sportiva, a circa tre metri di profondità e a poche decine di metri di distanza dalla costa.

L’area sommersa, già conosciuta agli archeologi, conserva i resti di due quartieri suburbani, i vici Lartidianus e Annianus, fatti costruire dell’imperatore Adriano per ospitare artigiani e commercianti provenienti dall’Oriente, ma sprofondati tragicamente intorno al IV secolo d.C. a causa di una intensa fase di bradisismo discendente. Nel 1972, nello stesso specchio d’acqua, il sub Mario Rosiello, insieme all’ingegnere Armando Carola, scoprirono per conto della Soprintendenza alcuni frammenti di statue appena sbozzate e decorazioni in marmo, riconducibili alla cosiddetta “Scuola di scultura di Apollonio”, presso la quale Cicerone amava commissionare opere d’arte per la sua celebre Accademia, oggi esposte nel museo Archeologico dei Campi Flegrei a Baia.

«Le antiche testimonianze del passato – spiega Franco – sono state individuate a febbraio, mentre ero intento a raccogliere informazioni utili alla divulgazione del nostro patrimonio. Grazie alle intense mareggiate che hanno flagellato la costa flegrea, ho notato l’oggetto in terracotta di forma ovoidale: giaceva semisommerso da sabbia e detriti, a pochi metri dalla riva». Si trattava dunque di un antico dolium: la sua capacità era di circa 1500-2000 litri ed era adibito prevalentemente al trasporto di vino; si presume che i dolia venissero impiegati in aree di produzione, come le fattorie, o di vendita, come le taverne.

Antonio Cangiano

(foto di Franco Salvatore Ruggiero)

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