Dove andranno i ragazzi autistici del Centro Serapide di Pozzuoli?





I ragazzi autistici tra gli 11 e i 26 anni che da tempo si riuniscono al Centro Serapide di Pozzuoli rischiano di perdere il loro punto di riferimento.  La chiusura del centro, oltre a mettere in seria difficoltà le famiglie, coinvolgerebbe anche 25 dipendenti tra educatori, terapisti e assistenti al recupero psicosociale dei ragazzi.

Il nuovo direttore sanitario della ASL Napoli 2 Nord, Antonio D’Amore non ha, firmato, infatti, il rinnovo del contratto alla struttura, che permetterebbe di far proseguire le attività quotidianamente poste in essere, motivando la mancata firma con la necessità di una maggiore trasparenza sia sulle condizioni reali degli assistiti che sui costi della struttura.  Al Centro Serapide  gli autistici sono in regime di semiconvitto e studiano ortocultura, cucina, partecipando a stage formativi per pizzaioli ed effettuando volontariato presso associazioni. Generalmente sono inseriti in laboratori di comunicazione multimediale, giocano a basket e si allenano in piscina. La mancata firma della convenzione comporta la sospensione delle attività di un progetto che è di durata triennale.

Dall’Asl fanno sapere che si stanno mettendo in moto per garantire, però,  la continuità assistenziale: <<Abbiamo avviato – spiega Antonio D’Amore, direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord – un dialogo con le famiglie e con le associazioni dei pazienti già a dicembre, concordando il percorso per una nuova presa in carico degli assistiti. Gli specialisti dell’Azienda Sanitaria, infatti, stanno effettuando adeguati esami, utili a definire nuovi inquadramenti diagnostici per tutti i pazienti, perché ognuno possa essere instradato nel percorso terapeutico più adatto ai propri bisogni. Per quanto concerne il rapporto di servizio tra l’ASL Napoli 2 Nord e il Centro Serapide, l’Azienda sta verificando gli atti amministrativi redatti per la gestione della struttura di via Campana>>.

Il nuovo direttore ne fa una questione legittima di conti e servizi da rivedere, dunque, ma nell’attesa gli unici a rimetterci potrebbero essere tutti coloro che sono coinvolti: i giovani autistici, le loro famiglie, gli operatori.

 





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