Ripartiremo da “Campi Flegrei Active”. L’analisi del presidente degli albergatori Roberto Laringe





Tra gli effetti economici della pandemia c’è sicuramente il crollo del turismo e nel settore, oltre alle chiusure per lo stop delle prenotazioni dall’estero, regna una grande incertezza sulle ripartenze locali, con migliaia posti di lavoro a rischio (buona parte degli addetti di settore è ancora in cassa integrazione). In vista dell’estate, il punto con Roberto Laringe, presidente di Federalberghi Campi Flegrei.

«È chiaro che oggi noi puntiamo quasi esclusivamente sui prossimi tre mesi – spiega il presidente – perché l’unico modo per recuperare almeno un 20% di fatturato è il periodo estivo. Infatti, le attività legate al soggiorno, gli alberghi soprattutto, hanno avuto nelle scorse settimane, una ripercussione straordinaria negativa, direi devastante, più di ogni altro settore nell’ambito del turismo, perché noi i prodotti non li immagazziniamo, per cui, se non li consumiamo subito, li perdiamo.

Facendo un po’ i conti: il 30% delle presenze negli alberghi qui è dato dal turismo straniero, che chiaramente ci sarà precluso fino a fine anno, ma era proprio questo 30% che spendeva il 50% di quanto incassavamo, in realtà, quindi, metà del nostro fatturato è ascrivibile alla clientela estera che purtroppo adesso non c’è più; ancora: un 30% è un turismo business, ma anche questo sparirà nei prossimi mesi, soppiantato dallo smart working obbligatorio fino al 31 dicembre. Ci rimane quel 20% di clientela locale sulla quale puntiamo per l’estate, al fine di contenere la perdita del fatturato all’80%. È chiaro che tutto questo comporterà una serie di rischi da parte degli operatori, nel senso che aprire le attività senza avere la certezza che la domanda abbia superato la “psicosi da virus” e che i clienti potenziali siano nuovamente disponibili a viaggiare, è davvero una scelta temeraria».

Le piccole e medie attività legate a ristorazione e ospitalità non hanno grandi capacità finanziarie per reggere a lungo situazioni di improvvisa mancanza di domanda, basta che saltino una cena o una notte in albergo… Quali sono i rischi per gli operatori?

«Di consegnare i propri libri contabili in tribunale se non intervengono prima una serie di provvedimenti necessari alla ripresa del settore. Il primo dei quali il credito d’imposta sui fitti, ovvero quel credito che il contribuente vanta nei confronti delle casse dell’Erario e che può essere utilizzato per andare a compensare eventuali debiti, per il pagamento delle imposte dovute. Insomma: il contenzioso.

È prevedibile, infatti, che a breve, tra i locatori che giustamente esigeranno l’importo del fitto per intero e i conduttori che non hanno le entrate necessarie per assolvere al pagamento, sorgeranno tanti, troppi contenziosi. Noi crediamo che i benefici del credito d’imposta sui fitti vengano estesi, non soltanto per i mesi relativi alla chiusura dovuta all’emergenza sanitaria ma anche per tutto il 2020. In secondo luogo, un’altra partita si giocherà sulle imposte comunali, perché noi durante il periodo di chiusura non abbiamo prodotto rifiuti, non abbiamo consumato nulla, per cui chiederemo a gran voce che ci vengano stornati questi costi fissi. Già di per sé una struttura alberghiera presenta dei costi fissi preponderanti rispetto alle altre attività, per cui è evidente che se non riusciamo a gestire, a minimizzare o eliminare in questo periodo, fitto e tributi locali è chiaro che la situazione si fa preoccupante e mancheranno le risorse per ripartire».

Un confronto continuo con le istituzioni, nazionali e locali…

«Dal punto di vista sanitario la nostra federazione nazionale, unitamente a Federturismo e Confindustria turismo, ha presentato un protocollo di interventi sanitari al Governo. A livello regionale la partita si giocherà immediatamente dopo, in ordine alla promozione del territorio, ma il nostro interlocutore principale è Roma, relativamente ai contributi a fondo perduto, il credito d’imposta, i bonus, gli sgravi fiscali, le decontribuzioni per i lavoratori stagionali eccetera».

Quali sono le risorse sulle quali ricostruire l’offerta turistica flegrea?

«Il principio dal quale ripartire sarà quello di un turismo sostenibile determinato dalla domanda che si andrà a delineare nel prossimo futuro da parte della clientela. Prima che scoppiasse la pandemia avevamo presentato “Campi Flegrei Active”, un progetto di Federalberghi innovativo per il nostro territorio, in collaborazione con le molteplici strutture alberghiere dell’area, nonché con le associazioni e le aziende che operano nel settore turistico.

Una vasta tipologia di eventi in programma da aprile a novembre 2020, all’interno del quale il visitatore occasionale ma anche il turista che alloggerà nei Campi Flegrei, potrà scegliere tra gite in barca, walking tour, escursioni, immersioni subacquee, snorkeling, vela, kayak, esperienze in cucina con i migliori chef stellati del nostro territorio e tanto altro ancora.

Il progetto nasce dalla necessità di valorizzare la vasta area dei Campi Flegrei, chiusa nell’incantevole cornice del golfo di Pozzuoli, a ovest di Napoli. Una zona di rilevante valore biologico e naturale, ma anche ricca di monumenti, testimonianze storiche e di un immenso patrimonio archeologico. Ed è proprio da questo progetto che noi ripartiremo».

Antonio Cangiano

 

 

 

 

 





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