Si è spento don Nicola Rispoli, canonico penitenziere del Capitolo della Basilica Cattedrale San Procolo martire. Una vita trascorsa a Pozzuoli, dove per molti anni ha diretto l’Ufficio matrimoni della Curia diocesana ed è stato inoltre impegnato nella comunità della parrocchia Santa Maria della Consolazione; da poco tempo si era trasferito nella chiesa San Vitale a Fuorigrotta.
I funerali saranno celebrati venerdì 3 marzo, alle ore 16, nella parrocchia Santa Maria della Consolazione (Carmine) a Pozzuoli, la salma sarà accolta in chiesa alle ore 11.
Ci piace ricordare don Nicola, che è sempre stato attento alla comunicazione (scriveva per Segni dei tempi, è stato responsabile della rivista Proculus), riprendendo un articolo pubblicato a luglio del 2013 sul nostro giornale.
Incontro con don Nicola Rispoli alla scoperta di centinaia e centinaia di libri con dediche: amici che hanno fatto la Storia
Una danza alla luna per Papa Giovanni XXIII
Il ricordo di Marotta, Ungaretti, Luzi, Balducci, Turoldo, Bello, Martini, Puglisi e tanti altri
Ci sono parole capaci di sconfiggere il tempo. Ben più resistenti delle moderne email, e di gran lunga più durature degli impalpabili messaggini telefonici, che vivono appena lo spazio di uno squillo. Lo sono, per esempio, quelle scritte con l’inchiostro, sul frontespizio dei libri dati in dono. Le dediche, appunto, che spesso recano i segni di una relazione diretta, nata tra il mittente e il destinatario. Nella sterminata biblioteca personale di don Nicola Rispoli, canonico della nostra diocesi, di libri con dedica ce ne saranno almeno due centinaia. Sfogliandoli, scorrendone titoli e autori, si ha la netta sensazione di percorrere senza soluzione di continuità i momenti salienti degli ultimi sessant’anni della cultura italiana. Fin dai tempi del seminario, don Nicola, al primo palpito di novità nei campi della letteratura e del giornalismo, era subito pronto a saltare su un treno, per raggiungerne i protagonisti. E questi ultimi, dopo averlo incontrato, colpiti dal suo entusiasmo, ed estasiati dalla sua dialettica, cominciavano a intrattenere con lui una fitta e continua corrispondenza epistolare. E da lì scattavano inviti, per incontri, premi e presentazioni. Molto spesso, il centro di tutto era rappresentato dalla città di Firenze, ma non pochi furono i viaggi alla volta di Roma e di Milano. «Volevo conoscerlo! », ripete spesso don Nicola; questo il motivo – e il motore – ricorrente, che spingeva questo sacerdote del Sud a guardare negli occhi quegli autori: cronisti e funamboli della parola andavano obbligatoriamente visti da vicino, per coglierne tutta la possibile verità. Elencarli tutti sarebbe quasi impossibile: dai meridionali Marotta, Prisco, Pomilio, Compagnone (del quale celebrò pure il matrimonio), a Giuseppe Ungaretti, al triestino Biagio Marin («il poeta cieco»), a Mario Luzi, a Luigi Santucci («amico per quarant’anni»); e poi Mario Gozzini, Ernesto Balducci, Divo Barsotti, Gilbert Cesbron («lo scrittore dei soli e degli abbandonati»), il pavese Cesare Angelini, Nazareno Fabbretti («antico, fedele, perenne amico»), David Maria Turoldo («a quattro giorni dalla sua morte, alla sua ultima Messa si congedò dai fedeli con la frase: “la vita non finisce mai!”»), René Laurentin («un’autorità indiscussa in mariologia»), Carlo Maria Martini, don Tonino Bello, don Pino Puglisi («ucciso dalla mafia»); e ancora, Enzo Biagi, Candido Cannavò, Enzo Bianchi (priore della comunità di Bose), Adriana Zarri, Ferruccio Parazzoli, Giancarlo Zizola («fine vaticanista»), Luigi Accattoli, Alessandro Pronzato, Gianfranco Ravasi (attuale presidente del Pontificio Consiglio della Cultura). Per ciascuno di essi don Nicola ha un ricordo, e di tanti conserva particolari talvolta inediti; per esempio, in pochi sapranno che nella notte tra l’11 e il 12 ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio, dopo il celebre “discorso alla luna” di papa Giovanni XXIII, Turoldo, Balducci e Fabbretti improvvisarono una danza sotto il colonnato di s. Pietro: «per rappresentare la loro gioia, da veri profeti contemporanei!». Se legge, don Nicola declama, e se fa citazioni, adegua il tono e il timbro della sua voce, fino a impersonare il personaggio. Se a un certo punto sembra Gassman, senza peraltro sfigurare, se lo può permettere, il nostro don, perché quegli anni fecondi della nostra storia li ha attraversati davvero. Ora in curia dirige l’Ufficio Matrimoni; proprio lui, che per un’intera vita ha tenuto insieme mente e cuore.
Gino Fusco