L’ordinazione di don Mariano Amirante arriva dopo quattro anni dall’ultimo presbitero diocesano ordinato nella diocesi di Pozzuoli. Mariano è il primo sacerdote che si è formato nel Pontificio Seminario Campano Interregionale di Posillipo, affidato alla Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù, nel quale è entrato a 21 anni, dopo essersi diplomato al Conservatorio di Musica a Napoli, in pianoforte e oboe (strumento musicale aerofono).
«Durante il percorso del seminario – ha ricordato il giovane sacerdote – mi è stata proposta un’esperienza formativa che mi ha portato a vivere nella comunità di famiglie di Villapizzone (Milano) e contemporaneamente mi sono laureato in Filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Su Milano. È stata un’esperienza fondamentale, da cui non posso prescindere. Ho vissuto immerso per due anni in una piccola porzione di Chiesa, nella quale i gesuiti vivevano insieme ad alcune famiglie, che ospitano ragazzi o adulti con gravi ferite familiari o sociali, per donare loro la possibilità di una nuova vita».
Divide le sue giornate tra Roma, dove sta completando gli studi in Bioetica, iscritto all’Accademia Alfonsiana, e l’impegno come vice parroco nel santuario Maria Regina della Pace a Quarto, dove è stato ordinato presbitero dal vescovo di Pozzuoli il 2 ottobre, nel giorno della Memoria degli Angeli custodi.
Monsignor Gennaro Pascarella durante l’omelia ha messo in luce proprio la scelta del giorno per la celebrazione dell’ordinazione: «Comportati con le persone che incontri come il tuo angelo custode fa con te. Egli c’è, ti accompagna, si prende cura di te, intercede per te presso il Padre; ma tu non lo vedi. Anche se ti dimentichi di lui, egli continua fedelmente a svolgere la missione che Dio gli ha affidato, è con te. Anche tu sii sempre vicino alle persone che ti sono affidate, soprattutto a quelle che in vario modo sono ferite dalla vita. Fai tutto quello che è possibile per loro e dove non arrivi tu (quante volte sperimenterai la tua impotenza!), affidale al Signore, portando al Signore anche il loro grido».
Un giorno significativo anche per la sfera personale di Mariano: «È stata una data importante – ricorda don Amirante –. Nello stesso giorno i miei nonni Angelo e Maria hanno ricordato il loro 60° anniversario di matrimonio. È un segno molto eloquente: la vocazione al sacerdozio e alla famiglia sono chiamate a camminare insieme, ad appoggiarsi l’una sull’altra. Non sono due strade alternative ma s’illuminano a vicenda. Il desiderio di “famiglia” è sempre stato ed è ancora forte nel mio cuore e non credo sia qualcosa di incompatibile con la chiamata al ministero ordinato. Il prete non è un celibe-non-impegnato ma un uomo che desidera unirsi totalmente a Dio per offrirsi al popolo che Lui gli affida».
Mariano racconta anche le sensazioni di stupore che sta provando in questi giorni: «Ho percorso un cammino abbastanza lungo, durato circa nove anni. Nonostante questo, mi sono reso conto di non essere per nulla preparato a vivere questo momento. Certo, mi sentivo pronto ma non preparato. Faccio quasi fatica a riconoscermi. Questo mi ha destabilizzato ma mi sono ricordato delle parole dell’Apostolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20)».
La prima Eucaristia dopo l’ordinazione è stata celebrata nella chiesa Sacro Cuore di Gesù ai Gerolomini a Pozzuoli. «Ho celebrato la mia prima Eucaristia nella parrocchia che mi ha visto nascere e crescere nella fede – ha concluso don Mariano –. Era il giorno in cui la Chiesa ricordava san Francesco d’Assisi. Una preghiera in particolare mi ha sempre colpito molto del santo: “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace”. Essere strumento di Dio non significa essere usati a suo piacimento, non siamo pedine o burattini che Lui usa. La mia formazione mi ha portato a pensare agli strumenti musicali. Secondo me, è l’immagine più appropriata, perché ogni strumento musicale ha il suo timbro. Anche due violini identici, avranno un timbro leggermente differente. Così, ognuno di noi è unico di fronte a Dio. Noi siamo lo strumento e Lui è il musicista! Lui sceglie la musica! Dio fa ascoltare la sua musica agli altri attraverso il mio timbro. Questo è il miracolo dell’essere prete: nonostante qualche scordatura o imperfezione di fabbrica, Dio sceglie di far risuonare in me la sua musica per gli altri».