Sette Stagioni dello spirito: la rassegna dedicata alla città di Napoli dall’artista romano Gian Maria Tosatti





 

 

Sette Stagioni dello spirito, sette installazioni ambientali, sette momenti di riflessione e azione di un progetto unico nel suo genere che l’artista Gian Maria Tosatti (Roma, 1980), ha dedicato alla città di Napoli e ai suoi abitanti.

Promosso e organizzato dalla Fondazione Morra, con il sostegno della Galleria Lia Rumma, in collaborazione con Regione Campania, Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, Assessorato al Patrimonio del Comune di Napoli, Seconda Municipalità del Comune di Napoli, Vicariato della Cultura della Curia di Napoli, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per Napoli e Provincia, Fondazione Ordine Ingegneri Napoli, Autorità Portuale di Napoli, ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee. Il ciclo di opere Sette Stagioni dello Spirito, affonda le radici nel 2013 e continua nel presente, in una mappatura dei luoghi abbandonati – ma densi di significato – che costellano il capoluogo campano.

La rassegna, curata da Eugenio Viola, prende le mosse dal Castello Interiore di Santa Teresa d’Avila – scritto nel 1577 – e, suddivisa in capitoli dai nomi emblematici – La Peste, Estate, Lucifero, Ritorno a casa, I fondamenti della luce – affronta l’atavico scontro tra il bene e il male che da sempre accompagna l’esistenza umana. Ogni singolo capitolo ha trovato il proprio sviluppo in uno specifico luogo abbandonato della città, come la Chiesa dei SS. Cosma e Damiano, chiusa durante la Seconda Guerra Mondiale e riaperta per accogliere il primo capitolo della saga.

Dopo gli interventi presso l’ex Anagrafe Comunale e gli ex Magazzini Generali, l’opera di Tosatti animerà – fino al 15 novembre – l’ex Ospedale Militare e l’ex Convento di Santa Maria della Fede, proprio con le due installazioni site-specific Ritorno a casa e I fondamenti della luce. Una riflessione sul sottile confine tra salvezza e follia, usando il linguaggio artistico anche come strumento per riportare in vita lo spirito dei luoghi.

New York era la sua residenza precedente, eppure l’artista ha dovuto attraversare l’oceano per trovare qualcosa che forse solo Napoli poteva dargli in maniera così puntuale.

“Napoli mi ha insegnato ciò che volevo, quali sono i limiti del bene e del male nell’uomo e tutto ciò che c’è nel mezzo” (L’arte è partigiana, Elio di Pace, 2014)

L’uomo è il punto di partenza di questo percorso artistico (quasi iniziatico), il suo essere e il suo agire, la conoscenza o consapevolezza che ha di sé. Ogni tappa è un differente e nuovo passo in avanti nel raggiungimento della propria anima, proprio come il processo di elevazione spirituale narrato nel Castello Interiore di Santa Teresa D’Avila, scritto nel 1577, e che ha profondamente ispirato Tosatti. Il testo nasce dalla volontà della Santa di aiutare anzitutto le sue sorelle carmelitane, nella conoscenza della condizione umana e della bellezza della propria interiorità. Così Teresa utilizza un splendida metafora, paragonando l’anima ad un castello fatto di sette stanze, al centro del quale risiede Dio, raggiungibile per mezzo della pratica della preghiera. Sembra un gran paradosso quello di non saper accedere a qualcosa che risiede già in noi stessi, eppure non è una condizione così rara.

Per info e per la descrizione delle opere di Gian Maria Tosatti:

http://www.madrenapoli.it/progetti-della-fondazione/gian-maria-tosatti-sette-stagioni-dello-spirito/





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