La creazione è bella, in quanto è un libro che parla di Dio. E questa bellezza non è frutto di una conquista umana, ma è primariamente un dono da contemplare. Di fronte alla bellezza del creato l’uomo è voluto da Dio non come dominatore o sfruttatore, ma come colui che deve prendersi cura del giardino del mondo: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Gen 2, 15). Coltivare e custodire sono dunque i due verbi che scandiscono la responsabilità dell’uomo nei confronti del creato. Il che si traduce nel rispetto della natura, in una prospettiva di ecologia integrale, come ha magistralmente indicato Papa Francesco nella Laudato si’.
Oggi più che mai ci appare chiaro che il rispetto per l’ambiente non può dimenticare il riconoscimento del valore della persona umana e della sua inviolabilità, in ogni fase della vita e in ogni condizione. Il rispetto per l’essere umano e il rispetto per la natura sono un tutt’uno, ma entrambi possono crescere ed avere la loro giusta misura se rispettiamo nella creatura umana e nella natura, il Creatore e la sua creazione.
La bellezza del creato, che osserviamo nei colori dell’alba e del tramonto, nel cielo stellato o nella profondità del mare, nel verde di un parco o nel ruscello cristallino, manifesta la bellezza di Dio, il quale in se stesso è bello ed imprime in ogni realtà creata la sua bellezza. La Bibbia celebra ed esalta la bellezza dell’universo con parole suggestive, soprattutto nel libro dei salmi: “I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annuncia il firmamento” (Sal 18, 2); “Tutte le opere lodano il Signore” (Sal 145, 10); “I fiumi battono le mani, le montagne gridano di gioia” (Sal 98, 8), “Gioiscono i cieli, esulta la terra… gli alberi del bosco danzano di gioia” (Sal 96, 11-12). Tutta la creazione esprime la bellezza di Dio, perché riflette lo splendore dell’amore trinitario. Lo stesso sant’Anselmo nell’enucleare le cinque vie per il raggiungimento della conoscenza di Dio, mette come prima la bellezza del creato “la via del bello per incontrare il creatore attraverso le creature”. Papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’, afferma che “quando contempliamo con ammirazione l’universo nella sua grandezza e bellezza, dobbiamo lodare tutta la Trinità” (n. 238). Il Padre onnipotente crea il cielo e la terra, le cose visibili e invisibili, unicamente per amore. La creazione non è opera né del caso, né della necessità, ma è frutto della volontà di Dio, che decide di creare il mondo solo per amore. Dio, che non aveva bisogno delle creature, ha fatto uscire dalla sua volontà l’universo per eccedenza d’amore e “per avere qualcuno di fronte a sé a cui fare i suoi doni meravigliosi”, dice Sant’Ireneo di Lione. Sant’Agostino, che definisce Dio “bellezza tanto antica e tanto nuova”, sostiene che Egli è indicibilmente più bello di tutte le cose che ha fatto. Se le creature sono belle, Dio Creatore è infinitamente più bello. E San Francesco d’Assisi, che nelle “Lodi di Dio Altissimo” inserisce anche la frase “tu sei bellezza”, nel Cantico delle creature esprime la bellezza di ogni cosa in un contesto di fraternità universale. Si narra che il santo di Assisi lasciava volutamente incolta una parte dell’orto del convento, perché era convinto che anche la vegetazione selvaggia rimanda alla bellezza del Creatore (cfr Vita seconda di Tommaso da Celano, CXXIV, 165).
Ammirare le bellezze del creato, contemplarle con spirito di lode, utilizzarle con misura ed equilibrio, rispettandone l’essenza naturale sono il modo migliore per collaborare con Dio Creatore e per portare avanti quel processo mai interrotto della “creazione continua” dell’universo.”…Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione… Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature“. Questi versi fanno parte giustamente della vostra tradizione culturale e scolastica. Ma sono anzitutto una preghiera, che educa il cuore nel dialogo con Dio, lo educa a vedere in ogni creatura l’impronta del grande Artista celeste. Rispettando l’impronta del Creatore in tutto il creato, allora, si comprende meglio la nostra vera e profonda identità umana. Se vissuto bene, questo rispetto può aiutare un giovane e una giovane anche a scoprire talenti e attitudini personali, e quindi a prepararsi ad una certa professione, che cercherà sempre di svolgere nel rispetto dell’ambiente. Se infatti, nel suo lavoro, l’uomo dimentica di essere collaboratore di Dio, può fare violenza al creato e provocare danni che hanno sempre conseguenze negative anche sull’uomo, come vediamo, purtroppo, in varie occasioni.
È urgente una seria e necessaria educazione alla cura dell’ambiente. Non c’è un futuro buono per l’umanità sulla terra se non ci educhiamo tutti ad uno stile di vita più responsabile nei confronti del creato. Questo stile di responsabilità si impara prima di tutto in famiglia e nella scuola. Generando solidarietà e condivisione per realizzare “la civiltà dell’Amore” (cfr PaoloVI).
Nello scorso luglio, la liturgia ci ha proposto il miracolo di Tabga (i pani e i pesci condivisi)… e qui non si può non pensare agli sprechi delle nostre tavole dimenticando che “il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero” (cit. Papa Francesco) di chi ha fame! È necessario allora, riflettere anche sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, possa individuare percorsi di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi. Nell’episodio di Tabga, Gesù dà da mangiare alla folla con cinque pani e due pesci. E la conclusione del brano è importante: “Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste” (Lc 9,17). Gesù chiede ai discepoli che nulla vada perduto: niente scarti! E c’è questo fatto delle dodici ceste: perché dodici? Che cosa significa? Dodici è il numero delle tribù d’Israele, rappresenta simbolicamente tutto il popolo. E questo ci dice che quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario, ogni comunità può andare incontro ai bisogni dei più poveri, senza distinzione! Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme.
Vorrei allora che prendessimo tutti il serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attenti ad ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro.
Mario Russo