Un atto d’amore di una famiglia per un bambino e per la sua famiglia d’origine. È l’affido, un istituto ancora poco conosciuto e spesso confuso con l’adozione. Eppure si tratta di un gesto di accoglienza e solidarietà che dovrebbe essere diffuso quanto più possibile. Quanti bambini vivono in famiglie in gravi difficoltà? Cosa si può fare? Molto. Per questo motivo che c’è lo Sportello diocesano di promozione all’Accoglienza alla Solidarietà Familiare. Nato nel 2005 è stato voluto dal vescovo, monsignor Gennaro Pascarella, delegato della Conferenza Episcopale Campana alla Famiglia. Ad occuparsene sono la coppia Emilia Ampolo e Rosario Belfiore, membri del Collegamento Ecclesiale Campano per l’accoglienza e la solidarietà familiare. «L’Ufficio nasce come espressione della Caritas diocesana e dell’Ufficio diocesano per la famiglia – dicono Emilia e Rosario – il compito principale è sensibilizzare. Partiamo dalla convinzione di credere fortemente nella capacità dei minori a rischio di potersi riscattare. Nell’Anno Pastorale 2015-2016 abbiamo promosso un corso di formazione per otto nuove famiglie che si sono aggiunte alle trentasei che finora abbiamo seguito. Il percorso si articola in otto appuntamenti in cui vengono affrontate le tematiche proprie dell’affido». Le coppie apprendono informazioni sulla legislazione, su come comportarsi con la famiglia di origine e con il bambino affidato. Importante è il rapporto con le istituzioni come il Tribunale e i Servizi Sociali comunali; è a loro che spettano le decisioni per procedere all’affido. «Nel corso sono spiegati i ruoli dei tre protagonisti dell’affido – spiega Emilia Ampolo – le famiglie affidatarie, le famiglie d’origine e ovviamente il bambino affidato. Si approfondisce l’aspetto affettivo, il senso di appartenenza, l’eventuale senso di colpa del minore. Si tratta di elementi che la famiglia che accoglie deve conoscere e deve affrontare. Il bambino viene sempre da situazioni molto gravi».
«Le famiglie che scelgono l’affido e si affidano allo Sportello diocesano di solito sono di livello economico medio, si tratta di operai, impiegati, commercianti, liberi professionisti – dice Rosario Belfiore – i bambini affidati hanno un età che va dai dieci ai dodici anni e provengono da Napoli o dalla provincia. Alcuni vengono dalle esperienze delle case famiglia». «Bisogna distinguere l’affido dall’adozione di cui offriamo anche un servizio di informazione – conclude Emilia Ampolo – L’affido ha carattere temporaneo e può essere di due tipi: giudiziario quando interviene il Tribunale dei Minori e consensuale, quello più diffuso, quando intervengono gli assistenti sociali che, comunque, relazionano ai giudici dei minori. Fino ad oggi sono stati affidati almeno venti bambini. In un caso è stata affidata una minorenne con figlio. Undici sono attualmente in affido alle famiglie che hanno seguito il corso dello Sportello. Le prossime iniziative: a novembre incontri con gli assistenti sociali e a febbraio l’avvio del prossimo corso di formazione.
Ciro Biondi
(immagine affido familiare da sito borgodonbosco.it)