La diaconia familiare rappresenta una ricchezza per la Chiesa. Questo il tema di fondo dell’incontro residenziale dei diaconi permanenti, che si sono ritrovati dal 21 al 23 luglio nel “Centro Giovanni Paolo II” a Mugnano del Cardinale (in provincia di Avellino), insieme al vescovo, monsignor Gennaro Pascarella, e al delegato diocesano, don Franco Bartolino. Quest’anno si è desiderato particolarmente raggiungere un clima di sincera cordialità e affettuosa familiarità, confortati dalla certezza che i confratelli Antonio e Pasquale, recentemente tornati alla casa del Padre, intercedevano per noi e per il nostro lavoro.
Non è mancato il tempo del raccoglimento spirituale e dell’azione liturgica, alternato a felici momenti di convivialità e di riposo, come distacco dai ritmi delle nostre attività quotidiane sia nel ministero che negli impegni di famiglia e lavoro.
Era presente più della metà del collegio, con molte consorti, che in questo incontro hanno avuto un ruolo importante nello svolgersi dei lavori. E’ grazie soprattutto alla loro presenza che si visualizza quella diaconia familiare che è ricchezza per la Chiesa per chi, come noi, riunisce in un unico ministero, due sacramenti.
Significative le meditazioni del vescovo, che ha sottolineato come la concretezza dell’amore passi attraverso il trinomio ”Dio, io, il prossimo” (senza “Dio”, c’è ateismo; senza “io”, alienazione; senza “il prossimo”, individualismo), richiamando le specifiche caratteristiche che contraddistinguono l’amore cristiano: gratuità, universalità, concretezza, reciprocità, umiltà, fedeltà. Nella due giorni si sono svolti lavori di gruppo, nei quali sono state coinvolte anche le mogli dei diaconi presenti. È stata l’occasione per approfondire i compiti del diacono, verificarne le applicazioni e eventuali impedimenti alla loro concretizzazione, confrontandosi nella diversità di opinioni, uniti nella consapevolezza di essere strumenti per il bene della diocesi.
Il vescovo ha voluto farci entrare nello spirito dell’incontro citando un verso di una poesia di Santa Teresa di Calcutta: ”Il giorno più bello della vita? Oggi!”. E l’oggi di questi due giorni è stato vissuto con profondità, impegno e con la gioia. Quella felicità che si prova quando si può amare Dio e i fratelli.
Come sempre, con la grazia e l’amore paterno che lo distingue, il nostro vescovo ci ha portato, con le sue meditazioni, a riflettere seriamente innanzitutto sullo spessore della nostra fede, in due momenti ad alto contenuto spirituale e teologico. Nella prima, sulla fede appunto, più che una esposizione dottrinale, si è soffermato sulla concretezza esperienziale con due domande cosi dirette che impediscono qualsiasi disquisizione intellettuale e richiedono risposte personali e valide.
Credi e credi nell’Amore? Chi è Gesù per te? Ti fidi di Lui? Sei disposto a varcare la soglia della fede per aprire la porta a Cristo, parola di Dio annunciata e lasciarti plasmare il cuore?
Un invito serio a non avere vergogna di avere il cuore di un bambino, vivendo l’amore e la vocazione nella totale fiducia nella forza dello Spirito Santo.
Il cuore della seconda meditazione è stato la concretezza dell’amore che passa attraverso il trinomio: Dio, io, il prossimo. Senza Dio è ateismo, senza io è alienazione, senza il prossimo è individualismo.
E l’amore, l’amore cristiano, ha delle specifiche caratteristiche che lo distinguono:
Gratuità – come ci ha ama Dio
Universalità – senza escludere nessuno. Amare anche i nemici
Concretezza – non a parole ma nei fatti e nella verità
Reciprocità – come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri
Umiltà – Kenosis di Cristo e vita in concordia
Fedeltà – vissuta non come un peso ma come valore dell’amore
Ci siamo divisi in tre gruppi, uno costituito dalle signore con il vescovo e due da noi diaconi, allo scopo di rispondere a due quesiti che il vescovo ci ha proposto:
1) Individuare le caratteristiche e i compiti del diacono
2) Verificarne le applicazioni e eventuali impedimenti alla loro concretizzazione
E’ stato un momento fondamentale dell’intera residenziale, soprattutto per l’impegno con il quale ci siamo confrontati (qualche gruppo ha terminato a notte inoltrata) e per la parresia e umiltà (come ci invitava il vescovo), ma anche per la possibilità che ci è stata offerta di confrontarci nella diversità di opinioni ed esperienze, uniti nella consapevolezza di essere strumenti per la comunione dell’intero presbiterio per il bene della nostra diocesi. Un ulteriore confronto in plenaria ha confermato questa nostra disponibilità a metterci al servizio del vescovo con tutto l’amore che ci viene dal cuore umile di Cristo.
Dopo la celebrazione eucaristica domenicale e il pranzo, siamo ritornati a Napoli, con il cuore colmo di gioia e di riconoscenza a Cristo e alla sua Chiesa.
diac. Alberto Iannone