Tra Pozzuoli e Quarto la Montagna Spaccata s’illumina, per valorizzare l’antica trincea di ingegneria romana





È stato percorso anche da Paolo di Tarso e dal suo discepolo, l’evangelista Luca, per giungere a Roma, dopo essere sbarcati ed aver soggiornato per una settimana a Puteoli. Stiamo parlando del passo della Montagna Spaccata, nei Campi Flegrei, un’opera mirabile d’ingegneria romana che ancora oggi consente il collegamento tra la piana di Quarto e Pozzuoli. Dopo anni di buio, finalmente il sito sarà illuminato da un impianto di nuova generazione. Ad annunciarlo, con un lungo post pubblicato su Facebook a giugno, l’architetto Mauro Di Vasta, promotore del progetto «Montagna Spaccata Sicura».

«Ieri sera non mi sembrava vero. Dopo sette anni eravamo tutti lì, nel buio della Montagna Spaccata, felici ed orgogliosi di aver cominciato un percorso che condurrà all’illuminazione del sito archeologico. Vedere quelle luci che si arrampicavano sull’opus reticolatum, quasi sfiorandolo, ma valorizzando il suo antico splendore, mi ha emozionato. Fatte le prove e scelta la tipologia tipo di faro ora si va avanti per completare l’opera. A tutti gli sponsor rinnovo il mio ringraziamento».

Alle prove tecniche d’illuminazione hanno partecipato i rappresentanti dei comuni di Pozzuoli e Quarto e alcuni sponsor privati quali Megawatt SpA Pozzuoli, Iguzzini Campania e Soc. Coop Falco 12 nella persona di Gennaro Fruttauro, presenti anche l’architetto Mauro Di Vasta, progettista e presidente dell’Associazione Flegrea 80010, il tenente Giuseppe Minopoli, presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Pozzuoli, una rappresentanza della Sezione ANC di Pozzuoli e del nucleo Volontari di Protezione Civile della stessa associazione che insieme al Comune di Quarto ha dato il patrocinio al progetto.

La cosiddetta “Montagna Spaccata”, realizzata nel I secolo d.C., è uno dei maggiori esempi della capacità architettonica dei Romani nei Campi Flegrei. Per consentire l’attraversamento dalla via Consolare Campana, una lunga arteria stradale tra le più importanti dell’impero di duemila anni fa che all’altezza del quarto miglio (da qui il nome Quarto Flegreo) veniva interrotta da un’altura, gli ingegneri romani decisero di aprire un varco “spaccando” letteralmente la collina. Per la realizzazione dello scavo in trincea furono rimossi non meno di 220.000 metri cubi di terreno. Il manufatto ha resistito a tutte le prove a cui è stato sottoposto lungo l’arco dei secoli e il sisma del 1980 non ha nemmeno sfiorato le attuali strutture.





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