Tremori e boati: è colpa della pioggia. Studio sui Campi Flegrei, parla l’autore





Per sviluppare una buona ricerca occorre conoscere a fondo i risultati raggiunti o ipotizzati nel passato. A sottolineare il debito dei moderni verso gli antichi, Bernardo di Chartres, filosofo francese del XII secolo, riteneva che noi siamo come “nani sulle spalle di giganti” nel senso che noi possiamo vedere più lontano non per l’acutezza della nostra vista o l’altezza del nostro corpo ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla grandezza di chi ci ha preceduto.

Ho sempre letto con grande interesse le ricerche svolte, già alla fine del XVIII secolo, dall’abate Giovanni Maria della Torre (1710-1782) sui vulcani napoletani. Il Della Torre camminava sempre con un termometro in tasca per misurare la temperatura delle fumarole e le continue misurazioni lo indussero a ritenere che il tremore sismico vulcanico ai Campi Flegrei e al Vesuvio potesse essere favorito anche dalla pioggia. Non a caso, lo stesso Re di Napoli Ferdinando II di Borbone istituì nel 1841 l’Osservatorio Vesuviano come osservatorio meteorologico al fine di studiare il legame fra i fenomeni meteorologici e quelli vulcanici. L’ipotesi del Della Torre non fu mai dimostrata per mancanza di strumenti di calcolo adeguati e per verificarne l’attendibilità, ho scritto un articolo scientifico con il professore Nicola Scafetta che, su mia richiesta, l’Università di Napoli Federico II ha chiamato dagli USA a sostituirmi nella cattedra di Meteorologia e Climatologia. Abbiamo dimostrato che il tremore vulcanico ai Campi Flegrei con i relativi boati dipende non solo dal cosiddetto bradisismo positivo, cioè dalla attuale fisiologica crescita del suolo flegreo, ma anche dalle abbondanti e continue piogge di questi giorni (il lavoro può essere scaricato dal sito: https://www.mdpi.com/2073-4441/13/2/154).

Nell’articolo abbiamo confrontato, dal 2008 al 2020, il catalogo dei sismi misurati ai Campi Flegrei dall’Osservatorio Vesuviano con quello delle piogge giornaliere misurate dall’Osservatorio Meteorologico dell’Università di Napoli Federico II che sono rappresentative dell’area flegrea. Il confronto ha permesso di sviluppare un modello fisico-statistico in grado di simulare l’approfondimento dell’acqua piovana nell’area flegrea. La pioggia penetra all’interno del terreno in modo diverso secondo la quantità e durata di pioggia caduta e la fratturazione del terreno nel quale si approfondisce (la legge è nota ai geologi come legge di Darcy). L’influenza della pioggia sull’attività sismica flegrea risulta molto elevata quando l’attività bradisismica è bassa, come dal 2008 al 2014 (numero annuo di sismi compreso tra 50 e 155), e solo leggermente più bassa quando l’attività bradisismica è elevata, per la presenza di numerosi sciami sismici, come nel 2018 (375 sismi), 2019 (592 sismi) e 2020 (766 sismi). Dal 25 dicembre 2020 sono caduti su Napoli e dintorni ininterrottamente più di 200 mm di pioggia che hanno innescato sciami sismici e procurato grosso panico nella popolazione puteolana soprattutto a causa dei boati. I boati si sentono soprattutto di notte a causa del “coprifuoco” stabilito dal governo che ha completamente azzerato tutti i rumori legati alla movimentazione umana. Il meccanismo responsabile di generazione dei boati é il seguente: l’acqua piovana penetra in profondità nel sottosuolo caldo e molto fratturato dei Campi Flegrei, incontra i bollenti fluidi idrotermali di origine magmatica, evapora istantaneamente e causa micro-esplosioni. È lo stesso fenomeno fisico per il quale, dobbiamo evitare in cucina di versare acqua su olio bollente. L’acqua bolle a 100°C e l’olio a circa 300°C. L’acqua versata incautamente sull’olio bollente evapora istantaneamente, passa direttamente dallo stato liquido allo stato gassoso e moltiplica il suo volume iniziale più di 1000 volte. Per quanto riguarda la generazione di sismi, l’acqua piovana è in grado di diminuire l’attrito fra le fratture e indurre sciami sismici specialmente nello stato saturo che è localizzato nei primi 2.5 chilometri di profondità. Il meccanismo fisico proposto trova la sua conferma anche dalla diminuzione della composizione chimica-isotopica dell’anidride carbonica e della temperatura della fumarola ai Pisciarelli in corrispondenza di forti piogge nell’arco di una giornata o di continue deboli piogge nell’arco di più giorni.

 





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