«Se ognuno fa qualcosa si può fare molto». Queste le parole di don Pino Puglisi,
assassinato da Cosa nostra nel giorno del suo 56º compleanno, riprese dal vescovo
di Pozzuoli e di Ischia, alla luce dei recenti drammatici eventi legati alla criminalità.
Monsignor Gennaro Pascarella ha lanciato un appello a fare di più, ad agire subito,
richiamando anche all’impegno di ogni singolo cittadino.
Riecheggiano ancora le parole pronunciate in occasione del funerale di Francesco
Pio Maimone, celebrato a marzo nella parrocchia San Lorenzo martire a Pianura.
Nella chiesa risuonava il pianto di tantissimi giovani. Un dolore enorme, espresso in
maniera dignitosa, da una comunità che si è stretta intorno ai familiari della vittima.
Il vescovo ha concelebrato insieme al vicario foraniale don Vincenzo Tiano sn, e al
parroco don Vincenzo Cimarelli. Particolarmente commossi il sindaco Gaetano
Manfredi e sua moglie, presenti insieme all’assessore alla legalità Antonio De Iesu, il
presidente della IX Municipalità Andrea Saggiomo e l’assessore Marco Lanzaro.
Nell’omelia monsignor Pascarella ha sottolineato il senso di sgomento perché la
morte di un giovane per mano violenta da parte di un altro giovane ci disorienta:
«Un grido sgorga dal nostro cuore, in particolare da quello dei genitori di Francesco
Pio: “Perché?”. Grido che si fa richiesta di giustizia! Non possiamo non lasciarci
interrogare da questo evento drammatico, che ha colpito la nostra comunità civile e
religiosa. Siamo ancora capaci di trasmettere ai nostri giovani i valori che tengono
insieme il tessuto civile ed ecclesiale? Bastano le analisi, gli studi, i progetti? Sono
certamente necessari! Ma essi non incidono, se non ci sono testimoni, adulti che
con la loro vita dicono che l’onestà, il rispetto dell’altro, anche se diverso, la
giustizia, la solidarietà non sono un optional, ma fondamento della comunità».
Infine, un invito a non abbassare la guardia, condiviso dal sindaco di Napoli, che si è
impegnato a tornare nel quartiere per pianificare interventi soprattutto a favore dei
giovani. «Quando si spegneranno i riflettori mediatici su questo evento drammatico
– ha esortato monsignor Pascarella – non giriamo subito pagina! Ci sia in tutti noi un
sussulto di umanità, che non ci lasci cadere le braccia, ma ci metta in movimento,
dando il nostro contributo, anche se piccolo, perché i nostri ragazzi e giovani
possano respirare un clima non inquinato, ma benefico: l’onestà, la giustizia, la verità, la bontà, la mitezza, la condivisione, il servizio, il rispetto dell’altro».
Significative le parole scritte dalla sorella di Francesco Pio, Chiara, che sono state
lette in conclusione della celebrazione: «Ti hanno portato via senza un perché, una spiegazione. Ti sei fatto volere bene veramente, con la tua simpatia e la tua bontà,
con il tuo essere un amico vero, un amico sincero, con i tuoi sogni nel cassetto, e la
tua voglia di realizzarli tutti, sei indelebile, incancellabile dai nostri cuori».
Una esortazione all’impegno e all’azione fattiva, soprattutto rivolta al
coinvolgimento dei giovani, condivisa anche dal parroco di San Lorenzo martire.
«Don Bosco – ha ricordato don Enzo Cimarelli – diceva che dalla buona o cattiva
formazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società. Bisogna
disarmare Napoli, intraprendere seriamente dei cammini educativi, in piena sinergia
tra le principali agenzie formative. Le famiglie, le scuole, la Chiesa, il terzo settore, la
politica, tutti questi attori dovrebbero agire insieme per il sistema di prevenzione.
Dobbiamo imparare a lavorare in squadra e non come singoli battitori, solo cosi
saremo in grado di offrire delle opportunità concrete ai nostri ragazzi. Dopo
l’escalation di violenza nel quartiere di Pianura, il vescovo, quattro mesi fa, ha
chiesto a me e ad altri tre giovani sacerdoti di prenderci cura anche della parrocchia
di San Lorenzo per creare un centro educativo per il territorio. Questa ferma volontà
a investire risorse umane e materiali, attraverso un progetto concreto, è stata
manifestata al sindaco Manfredi che l’ha accolta con entusiasmo qualche tempo fa.
La “casa gialla”, così mi piace chiamare il progetto, perché a ridosso delle case
popolari, rappresenta la rivincita del territorio, un’area di inclusione sociale, che
garantisce l’integrazione di tutti i ragazzi del quartiere. Ora è il momento dei fatti e
non delle parole».