Mi fa riflettere il fatto che la gente comune si meravigli dei continui sbarchi di
migranti sulle coste del nostro Paese; sfugge l’evidenza del fatto che sono in azione
le forze più devastanti ed incontrollabili sul nostro pianeta: fame, paura, povertà,
disperazione. Come si possono arginare questi argomenti?
Il mondo, come le singole società, è sempre più polarizzato nella dicotomia tra ricchi
e poveri. Ed i bambini non fanno eccezione, anzi. Ben uno su sei vive in povertà
estrema. Sono l’Unicef e la Banca Mondiale a lanciare l’allarme attraverso lo studio
dal titolo “Global Trends in Child Monetary Poverty According to International
Poverty Lines”, pubblicato in vista dell’High-level Week dell’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite, che si è tenuto lo scorso mese di settembre.
I minori, pur costituendo un terzo della popolazione mondiale, sono infatti oltre il
50% delle persone estremamente povere. E questo nonostante una stima di
riduzione del tasso di povertà estrema dei bambini dal 20,7% al 15,9% tra il 2013 e il
2022.
Lo studio in questione ha utilizzato le soglie di povertà come aggiornate a livello
internazionale nel 2022. Le stime prodotte dall’analisi di cui sopra indicano che a
livello globale:
• circa 333 milioni di bambini sopravvivono con meno di 2,15 dollari al giorno;
• 829 milioni di bambini vivono sotto la soglia di povertà di 3,65 dollari;
• 1,43 miliardi di bambini vivono con meno di 6,85 dollari al giorno.
L’analisi Unicef-Banca Mondiale sottolinea il pesante impatto avuto dalla pandemia,
che ha fortemente inciso sui progressi che pure si stavano realizzando.
In pratica, sono andati persi inutilmente ben tre anni. Non solo, ma dato che i minori
in situazione di povertà estrema nel 2019 erano 319 milioni e che le previsioni
indicano per il 2022 la cifra di 333 milioni, ciò vuol dire che in quattro anni c’è stato
un aumento di 14 mln di individui.
In generale, i bambini hanno una probabilità più che doppia rispetto agli adulti –
15,8% contro 6,6% – di vivere in famiglie estremamente povere, prive di cibo, servizi
igienici, alloggi, assistenza sanitaria e istruzione. E i più piccoli sono maggiormente a
rischio: nel 2022 il 18,3% di tutti i bambini sotto i 5 anni vivono in famiglie
estremamente povere. I fattori di rischio sono:
• conflitti o fragilità del Paese: il 38,6% dei minori che vivono in Paesi dov’è in corso
un conflitto sono estremamente poveri, a fronte del 10,1% di quelli che vivono in
contesti non fragili;
• numerosità della famiglia: il 25,7% dei bambini che vivono in famiglie con 6 o più
membri è estremamente povero contro il 4,8% registrato nei nuclei con 1 o 2 membri;
• campagna e città: Il 22,3% dei bambini nelle aree rurali vive in povertà estrema,
contro il 6,5% tra quelli che abitano in contesti urbani;
• istruzione dei genitori: il 32,6% dei minori in nuclei dove il capofamiglia non ha
istruzione vive in estrema povertà a fronte del 3,6% di chi ha un genitore con
istruzione di livello universitario;
• settore lavorativo del capofamiglia: il 30,8% dei bambini che vive in nuclei dove il
capofamiglia lavora nell’agricoltura è in povertà estrema: il 71% di tutti i bambini
estremamente poveri.
• sesso del capofamiglia: con un cambio di rotta rispetto al 2017, nel 2022 il 20,4%
dei bambini in povertà estrema vive in famiglie “guidate” da un uomo, a fronte del
16,6% nel caso di nuclei guidati da donne.
La regione più colpita è l’Africa Subsahariana che, nel 2022, registra il 40% dei
bambini in povertà estrema rispetto alla popolazione ed allo stesso tempo la più alta
percentuale di bambini estremamente poveri sul totale mondiale (il 71,1%, erano il
58,4% nel 2013).
Per quanto riguarda l’Italia, i dati Eurostat non sono rassicuranti: 2,85 mln di bambini
sono esposti a povertà ed esclusione sociale, quasi il 30% del totale. Nel 2022 la
percentuale di minori che vivono con meno di 2,15 dollari al giorno è dell’1,7%, con
meno di 3,65 dollari è del 2,4% e con meno di 6,85 dollari è del 4%. In Europa è a
rischio un minore su 4: 19,6 mln di minori. Tra le cause la pandemia, la guerra in
Ucraina e l’inflazione.
Unicef e Banca Mondiale chiedono a tutte le nazioni di garantire attenzione ai
bambini poveri, vigilando su nuclei familiari numerosi e sulle zone rurali, aumentare
l’accesso agli assegni familiari universali, misura che si è rivelata efficace, pensare a
programmi di protezione sociale inclusivi, che tengano conto delle esigenze
specifiche di disabilità e genere. Uno sforzo quanto mai indispensabile in quanto,
sottolinea lo studio, investire nella prima infanzia è uno dei modi più efficaci per
spezzare il circolo intergenerazionale della povertà, con ritorni positivi per gli
individui, le famiglie e le società tutte (foto Unicef di Niklas Halle'n).