L’area della villa comunale di Pozzuoli, dedicata al poliziotto medaglia d’oro Pierluigi Rotta, fino al 1885 è conosciuta come largo Malva.
A quell’epoca è prevalentemente utilizzata da pescatori per alare barche e stendere reti; inoltre ospita un antico cantiere navale che realizza lance e gozzi, l’attuale via Cesare Battisti è conosciuta come via Cantiere.
Nello steso anno la zona è ceduta in uso al nascente Stabilimento Armstrong che qui ammassa i macchinari, provenienti dalla casa madre inglese, sbarcati nel porto puteolano.
Il largo Malva, sgomberato da questo materiale, nel 1887 è risistemato a villa comunale dedicata al musicista Antonio Maria Gaspare Sacchini, erroneamente ritenuto nativo di Pozzuoli.
Negli ultimi anni dell’Ottocento sulla parte settentrionale dell’area il Municipio fa progettare e costruire da Gaetano Volpe un teatro che, completato nel 1906, è anch’esso dedicato al compositore Sacchini.
Questo teatro è un’opera architettonica di grande pregio artistico; nella sua forma ovale, con platea e palchi ai piani superiori, ricalca la disposizione dei classici teatri italiani.
Il Sacchini, unico teatro di Pozzuoli e dintorni, per lunghi anni ospita prestigiose compagnie teatrali, opere liriche e concerti.
Sono gli anni della Belle Epoque, del Liberty e del Termalismo Flegreo che registra i favori di una clientela colta e benestante; gli ospiti degli stabilimenti termali e balneari amano trascorrere piacevoli serate tra passeggiate, concerti, caffè e teatri.
Sono talmente tante le rappresentazioni che, per evitare reciproco disturbo, si ritiene opportuno trasferire l’adiacente Cassa Armonica, in cui si esibisce la locale banda musicale, nella centrale piazza oggi detta della Repubblica.
Il Teatro Sacchini ospita compagnie famose come la De Riso e nello stesso tempo compagnie locali come quella diretta dal regista, attore e musicista Procolo Matarese.
Il 7 giugno del 1914 il Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli partecipa alle celebrazioni del restauro della tomba di Pergolesi e per l’occasione la sua orchestra esegue nella cattedrale di Pozzuoli lo Stabat Mater con il soprano Ines Maria Ferraris. In serata, al Teatro Sacchini, Salvatore Di Giacomo tiene un discorso commemorativo seguito da una impareggiabile esecuzione della Serva padrona, accolta da applausi interminabili; solisti ancora il soprano Ines Maria Ferraris, il mezzosoprano Argia Casano e il baritono Giuseppe Kaschmann.
Nel maggio del 1917, in piena Grande Guerra, le cronache riportano la presenza, al teatro di Pozzuoli, di Antonio de Curtis, il principe della risata.
Preziosa è la notizia che nel 1920 in questo teatro è eseguita la prima assoluta del più bel canto degli emigranti mai scritto. Si tratta della canzone Santa Lucia Luntana di E.A. Mario cantata al Sacchini da Fulvia Musette, una bellissima e apprezzata cantante dei primi del ’900.
Con l’avvento del regima fascista al teatro è addossato un nuovo edificio, realizzato dall’ingegnere Nicola Ercieri, che ne ripropone le linee architettoniche; si tratta della “Casa del Fascio” e dell’alta “Torre Littorio”.
Negli anni del “consenso” il teatro Sacchini è sempre più utilizzato per riunioni e adunate del regime tanto che per talune manifestazioni in alto all’edificio compare la scritta “Teatro Littorio”.
Nello stesso periodo sulla balconata del piano superiore sono sistemati degli altoparlanti da cui, il sabato pomeriggio, gli scolari possono ascoltare le trasmissioni di “Radio Rurale” che ha propositi educativi oltre che propagandistici. La domenica mattina sono i contadini che qui si riuniscono perché va in onda “L’Ora dell’Agricoltore”.
Dagli stessi altoparlanti i puteolani apprendono, direttamente dalla voce del Duce, grandi e tragiche notizie come la conquista dell’Impero e la dichiarazione di guerra.
Il Teatro si adegua ben presto alla proiezione cinematografica che, già dal periodo bellico, diventa attività principale; la stessa Sofia Loren nelle sue memorie e interviste lo nomina spesso per avervi visionato memorabili pellicole e indimenticabili attori.
Il Cinema Teatro Sacchini, come il “Nuovo Cinema Paradiso” di Tornatore, resiste alle nuove mode perché suoi diretti concorrenti sono il “Cine Teatro Lopez” e due Arene con sala scoperta; ma con l’apertura delle più recenti sale cinematografiche “Mediterraneo” e “Serapide” gli incassi diminuiscono; si è costretti a proiettare film scadenti e diversificare ospitando convegni politici e riunioni di pugilato.
All’inizio degli anni Sessanta per i gestori diventa favorevole la proposta di cedere il fabbricato al confinante Commissariato di Polizia stabilitosi in quella che fu la “Casa del Fascio”. Della struttura resta la sola facciata, il suo interno è completamente sventrato e adibito a garage, proprio come succede al “Nuovo Cinema Paradiso” che nel film diventa parcheggio. Ingloriosa fine per quello che fu la “fabbrica dei sogni” puteolana.
Giuseppe Peluso