Domenica 30 marzo, alle ore 18.30, lungo le strade dell’isola di Nisida si svolgerà la Via Crucis dei giovani delle diocesi di Pozzuoli e di Ischia. Appuntamento all’ingresso dell’isola, da dove partirà il cammino durante il quale si snoderanno le stazioni della Via Crucis, fino a raggiungere l’ingresso dell’Istituto penale minorile, guidato dal direttore Gianluca Guida.
Il tema di quest’anno “Dal Buio alla Luce” – spiegano gli organizzatori – sarà un percorso di riflessione e speranza, accompagnati dalle parole e dalle testimonianze di chi ha vissuto un cammino di rinascita, come la toccante esperienza di una ragazza del progetto Puteoli Sacra e la testimonianza dei genitori di Domenico, giovane vittima di un incidente stradale a Napoli.
Saranno presenti anche i giovani della Diocesi di Ischia, segno di una comunione ecclesiale che supera i confini e si fa testimonianza.
La Via Crucis sarà presieduta dal vescovo di Pozzuoli e di Ischia, don Carlo Villano, con i direttori della pastorale giovanile delle due diocesi, don Enzo Cimarelli e don Marco Trani, il direttore della pastorale delle vocazioni puteolana don Giovanni Di Meo jr.
Precisa la scelta di coinvolgere i giovani e di rivolgere particolare attenzione ai carcerati, richiamando la Bolla d’indizione del Giubileo, con le priorità indicate da papa Francesco. I giovani hanno bisogno di segni di speranza: “Essi, purtroppo, vedono spesso crollare i loro sogni. Non possiamo deluderli: sul loro entusiasmo si fonda l’avvenire. È bello vederli sprigionare energie, ad esempio quando si rimboccano le maniche e si impegnano volontariamente nelle situazioni di calamità e di disagio sociale. Ma è triste vedere giovani privi di speranza; d’altronde, quando il futuro è incerto e impermeabile ai sogni, quando lo studio non offre sbocchi e la mancanza di un lavoro o di un’occupazione sufficientemente stabile rischiano di azzerare i desideri, è inevitabile che il presente sia vissuto nella malinconia e nella noia”. E ancora: “Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto”.