Il complesso di Monte Sant’Angelo si trova a Fuorigrotta ed è parte integrante del grande patrimonio architettonico della Federico II di Napoli, la più antica Università pubblica del mondo. È un’immensa area campus ove sono collocati: il Dipartimento di Economia, Management, Istituzioni; Dipartimento di Scienze matematiche, fisiche e naturali; la zona dei centri comuni e l’insieme delle aule consolidate. Ogni mattina migliaia di studenti frequentano i corsi pieni di sogni e speranze per il domani. Il futuro è incerto, ricco di dubbi amletici, con l’ombra della paura di emigrare lontani dalla terra natia che non offre possibilità lavorative. Realtà diverse e storie diverse sono gli ingredienti di questa nuova generazione giovanile, spesso indecifrabile e chiusa in se stessa.
Tanti sono gli studenti fuori sede provenienti da ogni dove. I prezzi inerenti ai fitti delle case variano rispetto alle zone d’interesse. Gli appartamenti vicini al complesso universitario sono i meno cari, a causa della degradazione di alcune zone malfamate. Quelli situati in prossimità dello stadio San Paolo, invece, hanno maggior costo, probabilmente per la centralità del luogo e la vicinanza alle mete della movida giovanile. Il dramma perenne degli studenti federiciani sono i trasporti. I mezzi utilizzati più comuni sono autobus e treni. Entrambi sono caratterizzati da ritardi cronici di intervalli che variano dai venti ai trenta minuti di attesa. Inoltre, i bus nelle ore di punta sono frequentati da “folle crepitanti” di pendolari. Sebbene molti attendono l’arrivo di diversi pullman, il problema dell’affollamento non si risolve, perché servirebbero maggiori mezzi a disposizione. La linea “615” – destinata sulla carta soltanto agli universitari – è una meteora perché passa con bassa frequenza.
Il secondo tema dolente sono i servizi di segreteria: pochissimi sportelli per tanti studenti. Lunghe file per accedere ad informazioni di ogni tipo, causate da una mancanza di assistenza sia telefonica che telematica. Gli allievi richiedono una maggiore fruibilità delle notizie di base, soprattutto per chi proviene dagli istituti superiori e deve immergersi nel molteplice universo dell’università.
La terza critica comune tra gli allievi federiciani è la scarsa presenza di corsi standard ed esperienze internazionali, che permettano il contatto diretto e professionale nei campi lavorativi. È giocoforza attuare ciò, se si fa un parallelismo con gli atenei del nord. Il mondo del lavoro è un luogo ostile, in cui è difficile muoversi per i primi tempi. Al contrario, compiendo tale programma, mirato verso le simulazioni e stage professionali, anche le università italiane saranno alla pari dei competitors europei. A quando gli incentivi per il salto di qualità?
Federica Nerini